Il processo di ossitaglio, è una lavorazione termica eseguita grazie a temperature molto elevate (1550°) tipica dell’ambito siderurgico impiegata per la squadratura di lamiere su misura in uscita dal processo di laminazione e per la maggior parte per la creazione di sagomati metallici di ogni genere e spessore.
Questo processo è molto particolare perché consiste nell’utilizzare contemporaneamente una fiamma miscelata ossigeno-propano e un getto di ossigeno puro , a formare un filo verticale che asporta in maniera chirurgica il metallo perimetralmente al pezzo da ottenere.
È necessario comprendere il principio su cui si basa il processo di ossitaglio: i materiali ferrosi contenenti una determinata percentuale di carbonio bruciano se alla temperatura di incandescenza sono in un’atmosfera di ossigeno.
La lavorazione è composta da due fasi. Nella prima, la fiamma surriscalda superficialmente la lamiera fino allo stato di incandescenza, nella seconda, il flusso di ossigeno puro viene aperto e convogliato centralmente alla zona riscaldata per ossidare (bruciare) la porzione di metallo perimetrale al pezzo che verrà così eliminata.
Ma quali sono i materiali ferrosi con una determinata percentuale di carbonio e dove trovano il loro campo di applicazione?
Materiali e campi d’applicazione del processo di ossitaglio
L’ossitaglio è una lavorazione esclusiva delle lamiere in carbonio con spessori compresi fra 20 mm e 1200 mm.
Gli acciai al carbonio che contengono una percentuale di carbonio compresa fra lo 0,12% e lo 0,25%, sono noti anche come acciai dolci.
Gli acciai alto legati, quelli inossidabili o leghe differenti dall’acciaio stesso non hanno una sufficiente quantità di carbonio al loro interno e quindi non possono sostenere la reazione chimica su cui l’intero processo di ossitaglio si basa.
Ecco alcuni esempi di acciai che si possono prestare alla lavorazione dell’ossitaglio:
- Acciaio al carbonio, tipicamente fra i più diffusi e utilizzati
- Acciaio basso legato, molto comune fra i materiali da costruzione
- Acciaio al molibdeno o al cromo-molibdeno, utilizzato nelle lavorazioni che raggiungono temperature molto alte
- Acciaio corten, il tipico acciaio resistente alla corrosione

Inoltre, l’ossitaglio non si limita esclusivamente a una procedura manuale. Esistono infatti grandi macchinari su cui vengono installati particolari cannelli di taglio (anche a gruppi di 12-15) motorizzati tra di loro e sincronizzati nei movimenti tramite software dedicati, per permettere l’ossitaglio a livello industriale.
L’ossitaglio in ambito industriale dispone di precise regolazioni di flusso e velocità di movimento e, per questo, è in grado di ottenere un bordo molto regolare e liscio, necessario alle eventuali successive operazioni di saldatura.
Tutti i materiali che vengono lavorati con il metodo ossitaglio trovano campo di applicazione sia in ambito industriale che in ambito civile e in contesti anche molto diversi fra loro, come ad esempio i cantieri navali e i cantieri urbani. Anche nei lavori di demolizione di strutture di grandi dimensioni o nella creazione di forme molto complesse da gestire su spessori molto alti, il processo di ossitaglio è tutt’oggi un’applicazione fortemente utilizzata.
Più in linea generale, si può affermare che il processo di ossitaglio è perfetto per tutte quelle lavorazioni su materiali che successivamente verranno saldati e per la sua versatilità anche per le lavorazioni su lastre danneggiate e per quelle su lastre arrugginite.
I cannelli per l’ossitaglio
Il cannello ossitaglio presenta diverse particolarità, secondo lo spessore da tagliare e la sagomatura da ottenere sul pezzo finale.
Questo può essere di varie forme, caratteristica che permette di scegliere il cannello dalla forma più adatta per il lavoro che si intende effettuare.
Dal cannello fuoriescono due getti concentrici di gas.
Il primo, più esterno e disposto ad anello, emette una miscela di combustibile (GPL) e comburente (ossigeno) necessario a far nascere una fiamma, che ha il compito di portare il metallo allo stato di incandescenza.
Il secondo, più interno, uscendo da un foro calibrato che varia da 1mm a 4mm di diametro è costituito da ossigeno puro ad una pressione che varia dai 5bar ai 15 bar. L’ossigeno che colpisce il carbonio incandescente della lamiera produce una fiamma sovraossigenata capace di fondere il metallo e permettere il taglio.
Dopo aver sfondato la lastra di metallo il movimento di taglio è pressoché libero di dirigersi in tutte le direzioni gestito o manualmente o nella maggior parte degli impianti di taglio in maniera automatica con movimenti, velocità e pressioni perfettamente controllate per un risultato di taglio ottimale.
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